testata vespa e iosca
 
 
  Prefazione
   
 

La prefazione è difficile da scrivere e ci sono tante cose da raccontare: alcune amicizie, le vacanze da bambino, l'appartenenza alla terra di origine, la migrazione, il lavoro e il mezzo meccanico. Dovrei però essere in grado di disegnare tutto e spero di pubblicarla strada facendo.



  Il viaggio
   
  Parto da Bergamo, da Casa icocasamia il 22 maggio in mattinata, l'obiettivo è quello di arrivare a Cirigliano ico ciriglianoin provincia di Matera per il giorno 26. Il viaggio si conclude il 27 maggio a Statte (TA) icostatte. Il giorno stesso partirò per tornare.
   
 
   
 

PRIMA TAPPA

Parto alle 8.20 da casa (foto casa), la vespa segna 45.101 Km.

La mattina è bella e l'aria di casa profumata, a parte un odore di cavolo che secondo me è il cibo nuovo della Mimma che col caldo va a male.

Mariolina piange un pochino ma è contenta, anche io lo sono. Mi abbraccia e mi metto in sella.

Prima di partire arriva un sms di mio padre che mi dice di fare questo viaggio anche per lui. In effetti è davvero un po' così e sapevo che lui avrebbe capito.

Esco da Bergamo, passo Seriate, prendo per Brescia e sono obbligato a fare un pezzo di superstrada a me vietata (è solo il primo). Partendo avevo paura del traffico, dei camioni sulle statali. Man mano che procedo mi si chiarisce però un concetto che quando vado in macchina ho sempre ben presente: Io sono il traffico! Ne faccio parte. E con questo pensiero mi adeguo facilmente ai flussi di accelerazioni e decelerazioni.
La vespa va bene e ha un bel suono, devo tirare un po' il freno dietro che si è allentato. Non le piace andare in 4° intorno ai 50 km/h infatti appena passo ai 60/65 spariscono le vibrazioni e il suono è costante e pulito.

A Brescia faccio il centro per evitare la tangenziale (che mi sarebbe vietata), dalla grande via Milano seguo un cartello per Mantova..e... dove miporta? ...Naturalmente sulla tangenziale! Ormai ci sono e non posso tornare indietro, la faccio fino all'uscita Montichiari / Mantova. Ad un Bar distributore a Montichiari (Foto Montichiari) mi fermo alle 10.00. Un cartello mi ha appena detto che mancano 40 Km a Mantova. Ho fatto 80 Km, la colazione e il primo rapporto di viaggio.

Alle ore 12 sono a Melara, in provincia di Rovigo, la vespa segna 45.250 km.

Da Brescia a Mantova il paesaggio non è un gran che e l'odore è quello tipico e cattivissimo dello stallatico chimico. Passata Mantova, della quale non vedo niente perchè la statale se la lascia ampiamente sulla destra, il paesaggio cambia un po', la strada si fa più mossa e sicuramente più bella e profumata.

Sarà che si avvicina l'ora di pranzo ma per lunghi tratti non incontro nessuno, ne camion ne macchine, poi passo diverse grandi fabbriche e industrie e spesso, fuori, ci sono le bandiere dei sindacati. Allora forse non è per l'ora di pranzo ma per la crisi, che sulle strade e sui cancelli delle fabbriche mi appare evidente.

Sono a Melara e la Veglia Borletti della Vespa dice che fino a qui ho fatto 150 Km.

Mi pare pazzesco, ma ad un primo rapido calcolo sto facendo più di 35 km/l!!!

Ore 14.05 Km 45.294

Mi fermo a fumare una sigaretta perchè non sono sicuro di aver preso la direzione giusta. A margine della strada le vecchie mura della città di Ferrara. (foto Ferrara 1 e 2). Ora farebbe un po' caldo per continuare a tenere il giubbotto. Non so se toglierlo perchè mi vergogno moltissimo a mostrare la tartaruga Dainese. Opto per soffrire il caldo senza vergone e alle 14.30 riparto. Dietro la prima curva due poliziotti in motocicletta mi fermano e mi rilasciano subito dopo essersi informati sul mio viaggio.

Col muso sto ammazzando un sacco di animali più o meno piccoli ma che a seconda della loro dimensione e della mia velocità fanno più o meno malissimo!

La strada tra Ferrara e Comacchio è sicuramente la più bella che abbia percorso oggi, ma comincio ad acusare la stanchezza e la posizione. La statale corre per chilometri tra due file di pioppi grandissimi e antichi dove non incontro quasi nessuno e c'è una bella ombra, poi comincia a perdersi tra i canali della foce del grande fiume. Supero Comacchio di cui vedo, solo di passaggio, i mitici tre ponti! Dopo pochi chilometri c'è il mare.

Decido per Lido Spina e mi fermo al Camping Mare e Pineta, tratto per la piazzola con tuti i confort e mi ci acompagnano. Monto la tenda, vado a vedere il mare, mi ci tuffo per pochi minuti, poi compro le sigarette vado a fare una doccia lunghissima e mi metto comodo al pizzorante del campeggio dove oltre a me ci sono solo vecchie coppie (copie di vecchi è più corretto) tedesche tutti più abbronzati di me.

Fine della prima tappa


SECONDA TAPPA

Smontare la tenda e tirare insieme tutto è molto faticoso, la prima notte in tenda non è andata molto bene. Ho dormito poco e male. Nella mia testa girava in loop una canzone che per fortuna ora non ricordo più. Oggi fa davvero caldo e sapendo che percorrerò la riviera romagnola, metto da parte la vergogna e sfoggio la tartaruga sopra ad una candida maglietta bianca che mi da un po' di energia per questo nuovo giorno di viaggio. Sono le 9.00 del 23 maggio, la vespa indica 45.355 km e parto.

Tra i lidi Ferraresi e Ravenna la strada è bella, taglia in due una foresta di pioppi e querce. Passo il fiume Reno e il paesaggio, a volte, si apre su vaste aree lacustri, mi passano vicini uccelli strani che si alzano dai canneti e dai bordi degli specchi d'acqua. Penso ai moscerini di ieri e ho un po' paura.

Ai bordi della strada ci sono animali schiacciati, ce ne sono tanti e di varie specie, noto un cinghialetto e una lepre.

Mi fermo a fare la benzina, l'ombra della foresta e qualche nuvola mi convincono a rimettere il giubbino.

Più avanti, a Ravenna, comincio a incasinarmi. Non capisco bene la direzione da prendere. Qui c'è pure parecchio traffico, trovo l'indicazione "Rimini" e finisco su una strada, la SS16 Adriatica che a tratti è vietata ai 125 e che fa paura. L'asfalto è molle con delle gobbe giganti proprio nella porzione laterale destra della carreggiata, quella che normalmente occupo io. I camion e le auto sono nervose. Anche io mi innervosisco e cerco di uscire alla volta di un lungo mare da fare piano piano.

A Milano Marittima sono contento, 3 km dopo, a Cervia, mi sono già rotto i coglioni! Un delirio! mi perdo ad ogni incrocio. A Igea Marina mi fermo e sono disperato. Ad un bar (foto igea marina) chiedo un caffè e un consiglio, ringrazio ma non sono capace di seguirlo e fino a Miramare mi danno. Mi faccio coraggio con un pensiero bellissimo, quello di affittare per la notte una mini roulotte che in questa stagione sono tutte vuote e a buon prezzo e così dormire su un letto.

Disperato, prendo la grave decisione di rimettermi sulla statale pericolosa e vietata ma non capisco come prenderla. Sfioro l'idea di fermarmi a piangere e a mangiare quando eccomici sopra! Non più vietata, libera, fresca e con una pavimentazione perfetta. Mi torna il sorriso e accelero.Gabbice Mare è stato l'ultimo di questi posti del'ostia infatti non appena la lascio alle mie spalle la strada diventa ancora più bella, per qualche chilometro sale in curve morbide con tutto intorno le colline. Sono vicino a Pesaro e il paesaggio è quello bellissimo che Matteo conosce bene e che mi ha descritto mille volte. La Vespa segna 45.468 chilometri, mi fermo per mangiare qualcosa e mi faccio degli amici (forse un po' loschi). (Foto Pesaro)

Attraversare Pesaro è facilissimo, alla faccia di quella merda di Igea Marina. Passo Fano che mi sembra bellissima e proseguo tranquillo in direzione Ancona.

Alle 15.00 mi fermo a fumare una sigaretta dopo la salita che porta ad Ancona. Sono in una piazzuola a bordo della strada (foto Ancona) ma è un posto meraviglioso, alle spalle le colline coltivate a grano, davanti il mare e oltre la collina, in basso, si vede la città di Ancona.

Dopo Civitanova Marche, dove faccio una brutta figura con me stesso, con la vespa e con un meccanico, mi sento ancora bene e pronto ad arrivare fino a Pescara. Sto passando Marina Palmense, dopo Porto San Giorgio e appena vedo l'insegna "villaggio paradiso" metto fuori la mano e giro. Alla signora che siede in "recepccion" Racconto che avrei una tenda ma che viaggio tutto il giorno in vespa e che l'ultima notte in tenda non mi ha dato riposo, che avrei bisogno di un letto, una roulotte libera, un piccolo bungalow... Mi gurada e si intenerisce, mi accompagna ad una casetta piccolissima (foto marina palmense) che decide di darmi per 20 euro. MI chiede di usare il mio sacco a pelo e i bagni comuni perchè le casette non sono ancora pronte per la stagione. Non mi sembra vero e sono molto contento. Scarico la vespa e mi guardo allo specchio... Sono un mostro! Ho il viso butterato per gli insetti, rosso e bruciato solo da un lato così come il dorso della mano destra.

Questa sera, per darmi un po' di contegno, mi farò la barba.

Fine seconda tappa


TERZA TAPPA

E' il 24 maggio, la vespa è li pronta e segna 45.583 Km.

Sono andato a letto presto e mi sveglio presto, questo è giusto. Ho però una strana sensazione di equilibrio. La casetta è evidente che non sia proprio proprio dritta su tutti gli assi e la mia bolla interna si deve essere tarata su quell'allineamento.

Sono però più riposato, passo un'oretta sulla veranda a leggere il libro e verso le 9.00 parto.

Alle 10.40 ho fatto 80 km e mi fermo per un caffè a Montesilvano. Sistemo la Vespa all'ombra, mi spoglio e vado al banco dove 2 tizi parlano di Marina di Palmense che è il posto dove sono stato questa notte. A Bergamo i figoni vanno a bere il caffè a Venezia, forse qui si usa venire a Montesilvano. (foto inutile Montesilvano)

Fino a qui sono andato lento ma tranquillo. I paesi e le località marine sono costruite tutte intorno alla statale. Mettici poi che è domenica, che le famiglie vanno al mare e che ci sono le comunioni...Però, proprio perchè domenica, presto o tardi le strade saranno vuote e non vedo l'ora di uscire da questa bella ma lunghissima terra di Marche.

13.30, Pausa pranzo. Ho tenuto duro fino a superare Vasto. Mancano 120 Km a Foggia e sono abbastanza sicuro di arrivarci. Il tragitto fatto fino ad ora mi è piaciuto molto. Il paesaggio e la natura cambiano cosiderevolmente in forme e odori più teroni. Anche il sole è più terone e io senza la barba sono più vulnerabile. Il risultato è che mi brucia la faccia e mi sento fiacco.

Quando la statale si alza per girare intorno a Pescara, sul fondo, dietro alle colline, si vedono delle montagnone innevate. Bello!!

Vedo ancora il mare, ma penso con un po' di magone che tra non molto lo dovrò salutare perchè prenderò per l'interno in direzione di Foggia.

Vorrei farmi una dormitina ma terminato il pranzo credo che farò degli esercizi di allungamento (ahahhahahahaaa!!) Ho le gambette anchilosate e tutti gli altri muscoli contratti, gli occhi impallati e la faccia bruciata....sembra un po' la tiritera su Gimondi...

Noto con piacere alcuni particolari che lego a ricordi del sud: 1) la birra media alla spina è sostituita dalla bottiglia da 66 cl. (naturalmente la piccola dalla bottiglia da 25!) 2) Il ciclomotore "Ciao" è ancora in uso.

Sono le 14.40, per tutto il pranzo, al tavolo dietro al mio, ho sentito parlare in dialetto pugliese strettissimo e risucchiare teste di gambero. Finisco il pranzo, pago, sposto la vespa e mi sento dire con cadenza bergamasca: "Scusaaaa... ma vieni da Bergamo? Ho visto la targaaaa..." hahaahaah... che robe strane, faccio due chiacchere veloci con la coppia residente a Chignolo e che sta portando l'anziano genitore (che assomiglia paurosamente ad almirate ultimo stadio) al paese, prima di partire per la Grecia. Mi augurano buon viaggio. Sto per ripartire e ho ben presente i pranzi teroni della domenica. A quest'ora e per un po' di tempo se ne staranno tutti a pancia piena a sonnecchiare.

Fa caldo, resto in maniche corte con la maglietta rossa e riprendo la strada. Non sbagliavo, la strada è vuota ed è tra le più belle! A sinistra, pini ed eucalipti giganti, a destra ulivi e colline basse coltivate quasi sempre a grano. Proseguo tranquillo per questa bella strada, passo il Molise e entro in Puglia. Questa è una zona ventosa, oltre al frastuono nelle orecchie e alle continue correzioni della traiettoria, me lo confermano le numerose pale eoliche e le folate di aria rovente provenienti da qualche incendio lontano.

Alle 15.50 (km 45.789) Sono a San Severo, in provincia di Foggia e mi fermo per una sigaretta. Sono ad un bar pizzeria sul lato di un piazzale gigantesco e polveroso con in mezzo una unica pompa di benzina con un addetto pronto a servire. C'è un andirivieni di personaggi un po' loschi, il bar è uno stanzone grande e vuoto con un banco lungo e grosso. Su uno sgabello al centro del locale c'è il giovane gestore che gioca a calcio con la xbox e un gruppo di anziani guarda lo schermo come se fosse una partita. mi siedo fuori, all'ombra, per riprendermi dall'insolata e non faccio niente per attirare l'attenzione su di me. Vicini ci sono 2 ragazzi arabi che chiedono lavoro a tutti i locali che vanno e vengono. Tutti e tre ad ogni folata di vento ci proteggiamo gli occhi dalla polvere che si alza. Sono le 16.10, mancano meno di 40 km a Foggia e riparto.

La scena appena trascorsa, la stanchezza, il sole che mi brucia e mi rincretinisce e questi 40 km mi fanno montare in testa pensieri brutti. Il paesaggio intorno a me è a ferro e fuoco. Maltenuto, devastato, fatto di opere mai finite, piazzali enormi per pompe di benzina mai messe in funzione. Oltre tutto non ho la minima idea di dove andrò a dormire e le mie energie sono davvero agli sgoccioli, Ad una Tamoil mi indicano a soli (SOLIIII!!!) 30 km un paese che si chiama Candela, lì troverò ristoro e una camera ad un posto chiamato l'Orecchietta.

Candela è un paese molto bello. Ne avrò passati di più belli, ma è il primo in cui mi fermo e lo trovo speciale. All'orecchietta mi fanno sistemare la vespa nella sala del ristorante e a me danno al chiave n°12. Cerco una farmacia per le mie scottature e il giovane farmacista mi chiede se sono andato a sciare... io gli racconto brevemente e lui si gasa moltissimo e si prende a cuore questa avventura, mi mostra le cartine, mi consiglia i tragitti e mi invita a far colazione insieme domattina prima di ripartire.

Mi accorgo che in tanti momenti l'energia per continuare me la danno queste persone che trovano speciale questo viaggio. Grazie. vado a dormire!


QUARTA TAPPA

25 maggio, 45.863 Km.

Mi sveglio presto e mi sento come ci si sente normalmente la sera, nei giorni normali, prima di andare a letto e dopo 8 ore di lavoro. Sistemo le cose, la tiro un po' lunga e alle 8 esco. Vado da Francesco, il mio amico Farmacista. Beviamo il caffè, chiacchieriamo un po' , si rassicura che non mi serva niente, mi fa gli auguri e ci salutiamo. Alle 9.30 sono di nuovo all'Orecchietta ma non posso partire perchè la vespa è ancora in custodia dentro la sala da pranzo del ristorante (Foto orecchietta).

Alle 10 parto dopo il terzo caffè che finalmente mi ritempra.

Scopro che oltre al passaggio del treno, un'altra cosa che mi mette il sorriso è la strada in salita. Entro in territorio Lucano e di salite ce ne sono tante. Il paesaggio è molto bello, le colline sono ancora verdissime. La vegetazione è antica, lussureggiante e florida.... infatti gli animali che spiaccico sono sugosissimi al punto di dovermi fermare 2 volte per pulire gli occhiali.

Si sale molto! ci sono querce e a queste altezze tornano i tigli che sono ancora in fiore. La strada è bella e sono di buon umore ma le salite le faccio lentamente e i chilometri girano piano.

Dopo soli 50 Km. sono già fermo per gli appunti, la sigaretta e per mettere un bello strato di crema a protezione 50.

Mi fermo ancora un paio di volte per assicurarmi di non aver perso la mia uscita che è "Campomaggiore". Trovo l'uscita e devio per Accettura, la strada è subito bellissima e il bosco man mano che salgo diventa sempre più "Magico". "Magico" è il termine giusto, questi posti sono moooolto druidici, a volte si aprono piccole radure tra le querce, i cipressi, le ginestre e le rocce sembrano esser state scelte e posizionate da qualche maestro giapponese. Le curve, per quanto un po' naif, sono ben disegnate e la vespa tra 2° e 3° sale bene. L'erba sotto al bosco e nelle radure è bassa e verde, sembra esser stata tagliata di fresco. Ci sono tanti fiori e bei profumi. Dietro un tornante stretto, preso bene dal paesaggio, ho una visione e scambio una placidissima mucca bianca per un unicorno.

Dovrò fare 20 Km. così e spero che durino tanto. Dopo soli 5 km senza chiederlo ne desiderarlo trovo un bar. Giro e mi fermo dietro ad una trentina di astronauti con la tuta gialla, ma non è una nuova visione mistica, non sono astronauti e questo non è solo un bar. Qui arrivano, a ragione, scolaresche da tutte le parti, seguono dei percorsi didattici sull'apicoltura e dei percorsi magici nei sentieri del bosco.

Sono quasi arrivato al mio primo traguardo e sono finalmente felice. A dire il vero dura poco perchè i bambini in gita cominciano a starmi sulle palle.

Quando riprendo la strada sono messo bene, non ho nessuno che mi segua ne che mi preceda e sono prossimo alla conclusione di una buona parte di questo viaggio. Arrivo in alto poi ridiscendo per salire nuovamente, il paesaggio intorno è sempre più bello, incontro serpenti vivi e serpenti morti schiacciati, nel cielo volano bene un sacco di falchi e incontro un gruppo di unicorni (placide mucche bianche) che mi passa davanti obbligandomi a fermarmi. Penso che sia davvero un posto magico questo e mi emoziono al primo cartello che mi chiede di scegliere se andare a Cirigliano o a Stigliano. Non sbaglio e prendo una strada che esce dai boschi e si fa picolissima.

Sono qua per rivedere questo paese dove mio padre è nato e cresciuto e dove, da bambino, con tutta la famiglia, ci siamo venuti qualche volta. Ho dei ricordi visivi, delle fotografie nella testa, vado pianissimo ma decido di non sprecare questa visita con l'ansia della vespa carica alla mercè del primo malintenzionato. Sempre pianissimo supero il paese prendendo la strada per Gorgolione dove forse c'è un albergo. Passo davanti al cimitero dove ci sono i nonni, sempre più piano, faccio una discesa molto ardita e una risalita ancora più ardita (quella che dal fondo valle porta a Gorgolione ha percentuali di inclinazione tali da obbligarmi a salire in 1°!!) Trovo subito una sistemazione ottima e economica, scarico la vespa, la metto al sicuro e senza darmi nemmeno una sciacquata, finalmente senza zaino ne bagagli, riprendo la strada per Cirigliano. La vespa si è comportata benissimo fino ad ora ma senza carichi è davvero un'altra cosa guidarla per queste curve!

Prima sosta cimitero.

Tante cose da questo momento in poi non sarò in grado di raccontarle.

Trovo subito la nonna, Urgo Maria Giuseppa, per me nonna Pina. Sto un po' con lei, ciulo dei fiorellini veri da aggiungere a quelli dignitosi ma di plastica che ha già, do' anche una spolveratina e vado alla ricerca del nonno, Iosca Donato. Il cimitero è piccolino ma faccio fatica a trovarlo, il nonno è sepolto nella terra e ha una lapide che a guardare bene sarebbe visibile dall'ingresso, sopra c'è una dedica sentita e commovente, non è più con noi dal 1978 e io lo ricordo appena. Sistemo tutto come ho fatto per la nonna poi esco piano. Mi siedo sulla vespa e penso ai miei fratelli mentre fumo e guardo il solito falco.

Seconda sosta il paese

Sono uno straniero, la gente del paese non è stupida e mi guarda proprio come si guarderebbe uno straniero. Faccio due o tre volte il giro del paese vecchio cercando di confrontare la mie confuse fotografie mentali con le immagini che vedo. Ad ogni giro bevo una birretta in un bar al principio del paese nuovo. La cosa è un po' contorta e manda in confusione i locali che invece sono sempre fermi ai loro posti. Al primo giro mi commuovo davanti a quella che secondo me era la casa dei nonni, devo chiedere a qualcuno ma non ho il coraggio. Continuo a girare salutando tutti ma ho sempre meno coraggio. Alla terza peroni vengo abbordato da una signora molto anziana, vestita di nero e con un pizzetto invidiabile. E' seduta con una amica che sbuccia fave, io non capisco quel che mi dice ma prendo la palla al balzo e racconto d'un fiato, ripredendo i passaggi difficili, tutta la tiritera che consiste in: chi sono, figlio di chi, nipote di chi, motivo del viaggio e curiosità varie.

Sono facile al pianto ma mi trattengo, loro non mi aiutano raccontamdomi dei nonni, informandosi su mio padre, ecc.

"Ma..." faccio, "Io non ho più parenti in paese?" Ne ho almeno una dalla parte Iosca, si chiama Marta ed è una pro cugina di mio padre. La signora col pizzetto mi accompagna a casa sua. Da queste parti si usa aprire prima la porta della persona e poi annunciarsi. Io sono uno straniero e sto molto dietro alla mia accompagnatrice. Arriva Marta e le dico chi sono, mi abbraccia e ci fa entrare. La mia amica col pizzetto saluta (io ringrazio tanto) e se e va. Marta è simpatica e pure suo marito Mario lo è. Ci raccontiamo delle nostre famiglie e poi mi da il nome di un'altra parente, Lucia, che guarda caso sta a Gorgoglione vicino ai carabinieri. Prima di ripartire chiedo se può accompagnarmi alla casa dei nonni. Dalle case nuove dove sta lei si arriva in un attimo (io la cercavo dal lato opposto), è diversa da come la ricordavo (forse alcune pietre sono state ricoperte da uno strato di stucco o forse mancono le galline che inseguivamo da bambini), la proprietaria di adesso è Giulia Torretta, una signora bellissima e gentile, che ci accoglie mentre sulle scale sbuccia fave, ha superato i novanta e le fave le coltiva anche, così come coltiva la vigna e tutta la sua terra. Ci fa entrare e parliamo un po' della nostre famiglie. Saluto Giulia e saluto Marta, nel tragitto fino alla vespa saluto di nuovo tutti i locali. Torno a Gorgolione.

Qui tutti hanno Wind, gli altri gestori si inculano. Uno del paese mi dice che vede alcuni albanesi, che hanno Tim (3 non esiste proprio), andare a telefonare in una piazzetta lontanissima, in cima al quartiere fatto intorno alla chiesetta nuova. Faccio una passeggiata alla ricerca di questa piazzetta e trovo la caserma dei carabinieri. Ormai ho perso ogni freno inibitore e chiedo al primo che passa se per caso conosce Lucia Curzio. Mi ci accompagna e come d'abitudine prima apre la porta e poi chiama. Nuove presentazioni, nuovi abbracci. Lucia è simpaticissima, parliamo e fumiamo insieme una sigaretta guardando da lontano Cirigliano al di là della valle. Le dico che passerò domattina a salutarla prima di partire.

Quello che rimane e che sono in grado di raccontare di questo giorno è una ottima cena e una sosta equa e solidale ai due bar del paese prima di andare a letto.


QUINTA TAPPA

26 maggio, 45.993 Km.

Finalmente ho dormito bene e mi sento rinfrancato. Non ho fretta perchè potrò saldare il mio conto solo dopo le 10. Sistemo tutto e mi preparo, vado sul corso di Gorgoglione. La giornata è bella e meno ventilata di ieri. Faccio due colazione, una per ogni bar, e torno da Lucia per salutarla.

Questa mattina mi salutano tutti con meno diffidenza. Lucia è seduta fuori casa a sbucciare fave, mi presenta i miei cugini di 3° grado (?). COnosco Francesco e Angelo, manca Lorenzo, il più piccolo perchè a scuola. Stiamo un po' insieme, passa quello delle bombole e chiede a Francesco un aiuto per una consegna, pass aun signore che in cambio del prestito temporaneo della bilancia, da a Lucia 2 Kg. di cigliege buonissime!

Il mio bagaglio per il ritorno è fitto e completo ma non posso rifiutare olive e salsicce sottovuoto che Lucia mi da da portare a casa.

Saluto commosso, torno a saldare il conto e alle 11, con 45993 km. ripato.

La strada segue prima il corso del fiume Gorgoglione e poi il Sauro. La prima parte è bellissima, stretta e fresca. La seconda si apre un po' e sulla sinistra compaiono delle colline stranissime che sembrano di un'altro pianeta. Le seguo e cerco di dargli un nome o di farmi venire in mente delle parole per descrivelre. Mi viene in aiuto un cartellone di quelli turistici con il disegno delle colline e la scritta: "Calanchi, paesaggi dell'anima". Mi sembra perfetta!

Arrivo sulla Jonica e prendo per Marina di Pisticci aspettandomi un paese dove mangiare. Quello che trovo è invece una Marina fatiscente, completamente vuota e con un bel mare (foto pisticci). Qui la stagione non è ancora iniziata e a guardarmi in giro si direbbe che non ci sia nessuna intenzione di farla cominciare. Alle 13 riparto puntando su Metaponto segno 46060 km.

Non ho voglia di tornare sull statalone e in assenza di una via lungo il mare, azzardo a tagliare per i campi (foto). E' bello, mi pare però di girare intorno. Faccio 5 Km così poi ritorno in me e mi rimetto sulla Jonica.

In questo tratto stanno asfaltando e il caldo è davvero insopportabile, per fortuna l'uscita di Metaponto è vicina.

Le pinete sono dei radiatori naturali, l'aria calda passa nell'ombra fitta e ne esce rinfrescata, passarci a fianco è davvero una goduria! Mi fermo in un posto a caso per mangiare, sono le 13.45.

Fa molto caldo, quando mi rimetto sulla 106, dalle montagne che ho appena lasciato, avanza un bel nuvolone. Penso che gli spiriti dei boschi mi vengano in soccorso regalandomi un po' di refrigerio. Davanti ho il cielo azzurro, sopra il mio ombrello a farmi ombra e una cappa giallognola all'orizzonte, un po' sulla destra, mi suggerisce la posizione della città di Taranto. Li, questo viaggio compie i primi 1000 Km! Sono abbastanza sicuro di averne fatti di più e che il contachilometri sia sbagliato. Però allo scattare della cifra 46.101 festeggio con il clacson.

Mancano 28 km a Taranto, non mi interessa andarci. Così devio verso Palagiano dove abita Mimmo. Seguo verso il centro e mi sembra un bel paese. Mi fermo in un bar sul corso e mi servono la mitica birra Raffo.

Durante tutto il viaggio, con i pensieri, sono stato spesso in compagnia di tutti i miei parenti: di quelli che conosco e andrò a cercare, di quelli che ho conosciuto e non ci sono più, ma anche di tutti gli altri che non ho mai conosciuto e che magari hanno lasciato vecchi paesi con vecchi genitori e si sono spostati lasciando delle tracce, dei figli e delle case.

Mi metto daccordo con Mimmo che è a lavorare e raggiungo Susi, la moglie, che mi aspetta a casa. Loro sono proprio simpaticissimi, molto ospitali e mi fanno ridere un sacco. Hanno due figli, Francesco e Luigi che sono, per non so quale grado, miei cugini.

Passo una bella serata finalmente in compagnia di qualcuno.


SESTA TAPPA, Il Compimento

Oggi arrivo a conclusione di quanto mi ero proposto con questo viaggio. Mi sembra di aver fatto anche di più e questa convinzione mi rende felicissimo. Sto aspettando alcune notizie per quello che sarà il ritorno e decido di accettare da subito l'invito di Mimmo a fermarmi da loro un'altra notte.

I pensieri che ho scritto fino ad ora maturano durante i rumorosi e solitari tragitti che faccio sulla vespa. Oggi starò pochissimo sulla strada e quasi mai da solo.

Questa mattina incontro mia mamma e mio zio e forse altre persone affezionate a mia nonna (per quasi tutti i parenti di qui la nonna Anna è zia Annina e questa cosa, per quanto ci sia abituato, mi suona sempre strana), ci incontreremo al cimitero di Statte per commemorare l'anniversario della morte. Per fortuna non ci sarà una messa perchè il prete è impegnato altrove. Non sarò da solo con la nonna ma almeno tra me e lei non ci saranno di mezzo le parole vane di un prete.

Sempre bellissime e interessanti invece, tutte le cose che sento dire ogni volta dai parenti, Maria ne sa di più ed è tutta da ascoltare perchè è stata vicina alla nonna nel suo ultimo periodo ma è stata anche testimone di cose molto divertenti ed è bravissima a ricordarle e a rendermi delle vivide immagini.

Il tragitto da Palagiano a Statte è breve. Con i miei tempi e le mie incertezze ci metto circa 40 minuti ma la vespa oltre a me non ha altri carichi e fila liscia tra le strade di campagna che passano da Massafra. Arrivo, con molto orgoglio, prima di mia mamma e di tutte le sue raccomandazioni (hihihihi). Ha comprato i fiori per tutti i parenti che ha in quel cimitero. Naturalmente andiamo prima dalla nonna. Oltre a me, mia mamma e zio Franco, c'è Susi e Maria. A me piace molto la foto che è stata messa sulla lapide della nonna, ma quando lo dico parte una diatriba sull'argomento. Capisco che è meglio tenermi qualsiasi pensiero. Stiamo tutti un po' li sotto poi Maria fa partire un "padre nostro" che porta a coclusione da sola ma che fa allontanare tutti.

Ciao Nonnaaaaa!!!

Da una parte o dall'altra hanno tutti parenti da andare a "salutare" e comincia il tour interrotto a singhiozzi dalle simpatiche suonerie di vari cellulari. Passiamo dal nonno, non cè più dal 1971, dai genitori di Susi, dal marito di Maria, da zio Nicola a zio Ciccio a zia Natalizia a molti altri... Vedo o mi accorgo, per la prima volta, dei bis nonni, in una bella tomba che però le radici dei cipressi stanno disarticolando. Susi e Mamma, a oltranza, mi raccontano la fitta rete di parentele tra sepolti e viventi.

Pranziamo benissimo da Pinuccia e Lino (che non è il nome di un ristorante) e nel pomeriggio riprendo la via per Palagiano. Un po' distratto dai miei pensieri, sbaglio ad ogni incrocio e allungo un po' il giro.

Da ieri mi sto informando se c'è un modo per poter riportare me e la vespa a casa perchè ho sofferto molto e ho avuto momenti di crollo in cui l'idea di affrontare nuovamenete questa durissima "prova" mi faceva disperare. Sono stati contattati i trasportatori industriali Palagenesi e il clan dei biscegliesi, entrambi fanno spoletta dalla Puglia a Milano con vai mezzi e carichi. Adesso però, qualsiasi sia la risposta che avrò, mi sento bene, forte e pronto a tornare così come sono venuto. Ho maturato l'idea che il ritorno, oltre a far parte del viaggio, lo porta realmente a compimento. Oltre a questo sento che sarò in grado di mettere in pratica qualcosa di quello che mi sto portado o che ho appreso.

Dopo esser stato fulminato da questa "nuova coscienza", sono più tranquillo e mi trovo felice di accettare una pizza in famiglia a Taranto. Rivedo la città e sono contento che qualcuno abbia avuto l'iniziativa di organizzare l'uscita.

Oltre e me, mamma e zio franco, c'è Susi, Maria, Lucia e Mimmo. Durante la cena all'aperto si alza un vento forte e freddino. Saluto mamma e zio franco di fronte al loro albergo e con il resto della comapgnia torniamo a Palagiano.

Domani, comunque, parto per tornare a casa. Sarò in grado di apprezzare il viaggio e di attendere il ritorno a casa come una ricompensa.


IL RITORNO, 1° Giorno

Mi sveglio alle 7, faccio una bella doccia, preparo i miei bagagli e salgo da Susi e Mimmo. Ci diciamo le ultime cose bevendo il caffè. Mi sono molto cari. Francesco e Luigi dormono ancora ma ci siamo salutati la sera prima. Abbraccio Susi e seguo Mimmo fino alla strada che dovrò prendere. Sono le 8.20 e la vespa segna 46.173 Km.

Parto contento. La direzione è Castellaneta-Matera. Alle 9.40, dopo circa 60 km. mi fermo ad Altamura per un caffè. La giornata è fresca, ventosa e con nuvole sparse. Anche col giubbotto ho un po' freddino.

Proseguo per Gravina di Puglia che è un mercato!! Le elezioni sono molto sentite, tutti gli abitanti sponsorizzano il loro candidato. Chi si porta la spilletta, chi distribuisce i cartoncini o li mette sotto i tergicristallo. Quasi tutte le macchine hanno il manifestino del loro preferito appiccicato all'interno del vetro posteriore dell'auto e quasi tutte le case lo espongono alla finestra o al balcone. Stanno poi togliendo i mille addobbi che adornavano la città per la festa appena passata del crocifisso.

Solo con l'aiuto di un gruppo di signori (di sinistra) riesco a uscire dal paese nella giusta direzione.

Faccio una strada bellissima, una statale declassata a provinciale che passa tutta lunga a fianco del Parco nazionale della Murgia. La strada è pulita, dritta e segue con salite e discese i profili della colline sotto l'altopiano.

Passo rapido Minervino, Canosa e Cerignola. Alle 12.40 ho fatto circa 150 Km e mi fermo sulla strada per Foggia a mangiare qualcosa. Anche qui come all'andata il posto è brutto, ventoso, polveroso e decisamente losco. Anche qui un vai e vieni di macchine scure o bianche con almeno 2 occupanti, tutti con gli occhiali da sole, orribili scarpe Hoogan e la polo con il colletto alzato portata fuori dai jeans per nascondere la pistola.

Vedrò di uscire in fretta da questa provincia e così dalla Puglia.

Il vento è ancora forte ma il cielo è tornato azzurro. Lotto contro il vento per più di 2 ore. Non ostante le grandi soddisfazioni che ho avuto da questo viaggio e le fortissime motivazioni del ritorno a casa, io e la vespa ci stremiamo. La strada non è brutta e pure questa parte di regione che all'andata mi aveva spaventato, mi sembra bella. Il vento però è proprio forte, mi arriva in faccia e a seconda di come gira la strada, un po' da destra e un po' da sinistra. Oltre a farci perdere almeno 20 km/h devo stare attento a non finire in mezzo o fuori dalla carreggiata. Decido di passare dal centro di Foggia per avere un po' di tregua ma usciti dalla città non è cabiato niente.

Resistiamo e superiamo San Severo, poco dopo la strada sale sulle colline da dove vedo il lago di Lesina e finalmente di nuovo l'Adriatico.

MI fermo e, a parte la lampadina sull'indice, ho le mani come quelle di ET. Lascio passare i minuti nella speranza che il vento si calmi, mi piacerebbe fare ancora un po' di strada prima di fermarmi per la notte.

Passo Termoli che era il mio obiettivo per oggi. Felice di questo passo anche Vasto.

Da questi giorni di viaggio ho capito e imparato tante cose. Come alternare i tempi di viaggio con nle soste, come alternare velocità diverse per tenere il motore fresco, come star seduto e bilanciare i pesi per evitare di stancarmi troppo e un sacco di piccolissimi adattamenti del corpoper ammorbidire le tensioni muscolari. Mi sono accorto che do anche più fiducia alla Vespa.

Dopo Vasto ogni posto è buono ma i primi due mi rimbalzano, il primo perchè non hanno ancora aperto i bungalow, il secondo perche li ha tutti prenotati per il ponte lungo (Bohh!). Il terzo mi da ospitalità. Sono a Marina di San vito e per arrivarci oggi ho fatto più di 300 km.


IL RITORNO, 2 ° Giorno

E' il 29 maggio, il cielo è limpidissimo e tira ancora un po' di vento. Il mare mosso e torbido, l'aria fresca. Ho dormito molto bene, mi lavo e mi preparo. Alle 9 parto contento e sorridente. Dopo una ventina di chilometri, dietro una curva, trovo una fila di macchine ferme. Lancio un urlo, non so cosa, e in pochi metri faccio tutte le cose da manuale della frenata d'emergenza: sposto il peso indietro, scalo 4°, 3°, 2°, tiro forte il freno dacanti e a ripetizione quello dietro. Tutto questo mentre calcolo la traiettoria per riuscire a passare tra l'ulitma auto ferma e quella che viene nel senso opposto. Anche la vespa lancia un urlo ma passiamo e ci fermiamo. Do una carezza al fanale e faccio un gran sospiro.

Questa cosa mi ricorda che sono in strada e che non si scherza mai.

Tutta questa parte di costa l'avevo fatta di domenica e mi era parsa trafficatissima. Oggi è venerdì, la gente lavora e il traffico è tre volte tanto quello dell'andata. vado lentissimo, mi fanno male le spalle e ho freddo. Alle 15 non sono ancora ad Ancona. Aspetto che faccia effetto il voltadvance e riparto.

Verso le 16 mi permetto una lunga pausa a Senigallia, dopo un pezzo di strada che finalmente mi da qualche soddisfazione. Faccio merenda e tergiverso guardando dei nuvoloni che vanno ad addensarsi in cielo. Ho freddo e anche oggi indosso tutto quello che potevo, compresi i guanti invernali che per fortuna avevo lasciato sotto la sella.

Entro a Pesaro e il vento comincia a farsi disordinao e rabbioso. Ai primi goccioloni mi riparo sotto la tettoia di un supermercato. Aspetto che in cielo si apra un corridoio tra le nuvole per cercarmi una sistemazione per la notte, nell'attesa comincio a sbarbellare per il freddo. Non è che ho la febbre, anzi, mi sento bene e vorrei proseguire, ma proprio non ce la faccio a non tremare. Indosso anche la cerata di gomma e faccio qualche movimentoper recuperre la temperatura. Non capisco come facciano i Pesaresi ad andarsene in giro così nudi e mi domando nuovamente se è possibile che io non stia tanto bene. Smetto di pensarci appena mi convinco che le nuvole stanno girando per il verso giusto e che nella mia direzione il cielo si sta aprendo. Accendo la vespa e mi rimetto in strada.

Pochi metri dopo la strada gira lasciando a destra il mio corridoio di luce. Esco da Pesaro e naturalmente riprende la pioggia. Ormai sono sotto l'acuqa e chi se ne frega, punto su Gabbice mare.

Quando ci arrivo la pioggià è ancora più fitta, vedo un termometro e poi un altro, Entrambi dicono 13°!!! MI fermo al primo albergo a 2 stelle.

Sono le 21 e vado subito a mangiare. Ordino il menu dei bambini e mezzo litro di vino osso che finisce prima che mi arrivi il piatto. Il sangue finalmente riprende a girare, le mani, le orecchie e le guace le sento belle calde. Mangio e vado a dormire.


IL RITORNO, 3 ° Giorno

I gestori dell'hotel Sayonara sono proprio bravi, per la notte mi hanno fatto tenere la vespa al sicuro in uno spazio coperto dietro l'albergo dove tengono con molta cura un vecchio modello di vespa 50 e un ape. La matina, oltre a farmi uno sconto non richiesto, mi offrono la colazione.

Facciamo altre 2 chiacchere mentre assicuro i bagagli e ripiego bene la cerata, poi mi augurano buon ritorno.

Questa volta me ne sbatto e proseguo sulla SS16 anche nei trati in cui non potrei. Vado tranquillo e spedito senza nessun intoppo, tutto bello coperto, guanti compresi. A Rimini penso di voler prendere per Bologna per fare un'altra strada ma allo svincolo ci sono dei lavori e mi viene più facile proseguire dritto per Ravenna.

Forse passando da Bologna avrei trovato una strada più dritta e scorrevole ma sono contento di fare lo stesso tragitto che ho percorso all'andata. Mi sono accorto più di una volta che il ritorno mi sta mostrando le cose da un altro punto di vista, più di una volta il giudizio che avevo avuto su una zona, una strada o una città, in questo viaggio di ritorno si inverte.

A Ravenna mi fermo per un altro caffè e una anziano motociclista dopo 2 chiacchere mi augura buon ritorno. E' il secondo che mi augura non più buon viaggio ma buon ritorno. Ci sto pensando da ieri a questa differenza, la comprendo bene ma non fino in fondo. Comunque mi fa molto piacere.

Alle 12.30 sono a Ferrara. Mi fermo per mangiare qualcosa ad un chisco all'aperto. Resto tutto coperto come sono, tolgo solo i guanti e la cintura del Dott. Gibò e resto li seduto con le spalle al sole. Anche qui sono molto gentili e simpatici, è bella questa regione.

Lungo il tragitto mi fermo una paio di volte, ma vado bene, veloce, e alle 17.30 sono a Brescia, esco dalla tangenziale e vado verso il centro, mi fermo in un bar che si affaccia sulla piazza del conservatorio e posso tenere la vespa vicino al tavolo. Mi sa che me ne starò qui un bel po'. Mi fa male tutto! Dagli occhi caldi e stanchi che dopo la prima birra si fanno anche pesanti, il prurito e i crampi alle mani, le spalle le sento pungere, come trafitte da spilli, il culo appuntito che non trova pace ne sollievo ovunque lo appoggio, le ginocchia bloccate per finire con una fastidiosa sindrome del piede dell'atleta.

Sono vicino, ho macinato una sacco di strada e tra non molto sarò anche a casa. Dopo poco più di un'ora di pausa riparto. Brescia è una bellissima città ma ha una viabilità impossibile! Si trova poco distante da Bergamo ma questo nome, li non si può scrivere da nessuna parte. Seguo le indicazioni MIlano fino a che non trovo il nome di un paese che so essere sulla strada. Non senza dificoltà passo Rovato e supero Palazzolo. Entro ora nella provincia di Bergamo. Qui ci sono in circolazione tantissime macchine, rientrano tuti dai vari centri commerciali e guidano come dei disperati. Se Foggià è il peggio che ho incontrato, Bergamo sta al secondo posto. Ad ogni modo, l'accoglienza della mia città non è delle migliori, il cielo si scurisce e la temperatura si abassa, trovo tutti gli intoppi possibili, anceh il centro chiuso per non so quale manifestazione. Allo stremo alungo ulteriormente la strada per casa e alle 20 circa ci arrivo.

Ho fatto quasi 350 Km e ugualiato il viaggio che da ragazzino ritenevo davvero mitico, un viaggio che il mio amico Ilario, insieme ad altri del paese avevano compiuto a 14 anni con le vespe 50, per andarsi a fare le vacanze a Rimini.

Il contachilometri della vespa segna 47.042 e in totale ho fatto 1941 chilometri.

Sono felice ma mi sento uno straccio, Mariolina invece mi trova luminoso e con un bel colorito, se è cambiato qualcosa in me spero che sia in meglio.

 

   
 
   
 
Preparativi
 

In effetti di preparativi non ce ne sono stati molti, ho fatto revisionare la vespa perchè lo devo fare ogni 2 anni. A me sembra sempre pronta, in questio giorni che precedono la partenza si accende alla prima pedalata e mi pare un bel segnale!

Ho acquistato un portapacchi da mettere davanti per caricarci le cose per dormire. Ho fatto questa pagina e mi porto un piccolo netbook per aggiornarla e comunicare con Mariolina e con gli amici.

vespa px

La protagonista del viaggio è una vespa modello p125x del 1979. A dicembre compie 30 anni!


Omissioni e altre annotazioni

  • Non ho detto che tra i preparativi ho fatto una cura intensiva di fialette per i capelli per evitare che lo stress del viaggio e il casco portato a tutte le ore ecc...
  • Dalle parti di Cesenatico, al ritorno, si passa su un ponte sopra il fiume Rubicone. Su questo ponte, nel 1928 morì per un incidente motociclistico "nell'adempimento del suo dovere" il Fratello di mio nonno Filippo Addabbo. Non ricordo il nome ma nella foto è bellissimo come un divo del cinema, con lineamenti bellissimi e delicati.
    fratelodelnonno
    Me lo ricordo bene perchè fin da piccoli guardavamo questa tomba con la sua grande pietra istoriata con la scena dell'incidente.
    fratelodelnonno
  • Al ritorno, nel tratto Mantovano di camapgna noto che lo stallatico ha fatto il suo dovere e al suo posto ci sono tantissime piccole piantine di mais tutte belle allineate e di un bel verde.

Incontri

Non ho incontrato tantissima gente e non sono stato particolarmente loquace, mi è però capitato di appuntarmi alcuni profili di personaggi incrociati. Li ho disegnati e prima o poi andrò a completare questa piccola appendice.

I ragazzi della bestemmia a Melara

I ragazzi della Bestemmia di Melara
Per quanto ho capito si doveva trattare una tipica storia di giovani, fumo e sbirri.

Il bagnino del Mare e Pineta

I ragazzi della Bestemmia di Melara
Per quanto ho capito si doveva trattare una tipica storia di giovani, fumo e sbirri.

I vicini di piazzola

I ragazzi della Limo

Francesco il farmacista

Ercole

La Signora col pizzetto

I Foggiani

 


Musica

la mia amica Claudia ho visto che mi ha mandato delle mail con l'intenzione di accompagnare musicalmente questo viaggio. Io sono partito volutamente senza musica per poter essere più concentrato su altre cose ma l'ho trovato una bel gesto che vorrei conservare in questa pagina.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Sponsor

Le previsioni meteo e buona parte degli incoraggiamenti quotidiani sono stati offerti da Veronica e Gaetano. Grazie!


Un ringraziamento particolare va ai Fratelli Micheletti, meccanici di Presezzo che dopo avermi sistemato la vespa, prima di partire, mi hanno detto: "Va' tranquillo! Te fet desmela chilometri sensa fermas"